" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "

" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "
"Piena di grazia Ti chiamo perchè la grazia Ti riempie; e se potessi, molta più grazia Ti darei. Il Signore è con Te, anche più di quanto Tu sia con Dio; la Tua Carne non è più Carne Tua, il Tuo Sangue è per due. E benedetta sarai tra tutte le donne, perchè, se sei Madre di tutti, chi potrebbe non amarTi?"

30 aprile 2011

1 MAGGIO 2011: FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA



Cari amici,
la festa della Divina Misericordia è uno dei grandi doni che il Beato Giovanni Paolo II ha fatto alla Chiesa. In questa Domenica si potrà anche ottenere l'indulgenza plenaria.
La Divina Misericordia è Gesù Stesso, che il Padre ha inviato per salvare il mondo e per portare il Regno di Dio nel cuore degli uomini.
La Divina Misericordia è infinitamente più grande di ogni peccato e non respinge nessun peccatore che chieda perdono.
L'invocazione della Divina Misericordia è il mezzo più sicuro per essere con Gesù in Paradiso.
Recitiamo la Coroncina della Divina Misericordia ogni giorno e anche accanto ai malati che si apprestano a entrare nell'eternità.
Affidiamoci ogni giorno alla Divina Misericordia con le invocazioni:

"Gesù confido in Te", "Maria, fiducia mia".
(padre Livio)

MARIA, SALVA L'UMANITA'!


O Maria Immacolata,
a Te ricorriamo con affetto filiale:
illumina, guida,
salva l'umanità redenta da Cristo,
Tuo Figlio e nostro Fratello!

Richiama i lontani,
converti i peccatori,
sostieni i sofferenti,
aiuta e conforta
chi già Ti conosce e Ti ama!
.
“Grandi cose di Te si cantano, o Maria,

perchè da Te è nato il Sole di giustizia,

Cristo, nostro Dio!”

( Papa Giovanni Paolo II )


Con questa bellissima preghiera del nostro grande Papa alla Madonna, auguro a tutti voi, una serena Domenica e una buona festa del Lavoro. Domani inizia anche il mese mariano; quale miglior preghiera da rivolgere alla Madre Celeste ci sarebbe per iniziare questo mese a Lei dedicato, se non quello di salvarci?

PREGHIERA DI LODE



Ti lodo, o Signore, per l'amore che sempre mi doni,
Ti lodo, o Altissimo, perché ogni giorno mi sostieni,
Ti lodo, Onnipotente, perché ami questa Tua creatura,
Ti lodo, Santissimo, perché sei Misericordioso.
Ti ringrazio per avermi donato l'esistenza,
per avermi immerso tra le altre creature,
per l'affetto dei miei cari che mi hai messo accanto,
per il dono giornaliero delle cose necessarie.

Ti lodo perché mi hai fatto meravigliosamente,
per i sensi corporali che continuamente esercito,
Ti lodo per il respiro che ritempra il mio corpo,
per ogni battito del cuore che Tu mi concedi.

Riconosco, o Signore, la Tua grande magnificenza,
il sublime Mistero della Tua Incarnazione
che Ti ha reso solidale con noi peccatori
per portarci alle vette della Tua Divinità.

Ti lodo, o Signore, per il Tuo fecondo Spirito
che è sempre pronto e sollecito con noi.
Ti lodo, o Signore, perché mai ci abbandoni
anche quando noi abbandoniamo Te.

"CHE IO MAI PIU' TORNI A VOLARE RASOTERRA!"



Signore mio Gesù: fa' che io senta, che assecondi a tal punto la Tua grazia da svuotare il mio cuore..., perché lo possa riempire Tu, il mio Amico, il mio Fratello, il mio Re, il mio Dio, il mio Amore! (Forgia, 913)

Mi vedo come un povero uccellino che, abituato a volare soltanto da albero ad albero o, al più, fino al balcone di un terzo piano..., una sola volta ebbe l'ardire di arrivare fino al tetto di una casetta, che non era proprio un grattacielo...
Ma ecco che un'aquila afferra il nostro eroe — lo aveva scambiato per un pulcino della sua razza — e, fra i suoi artigli poderosi, l'uccellino sale, sale molto in alto, oltre le montagne della terra e le vette innevate, oltre le nubi bianche e azzurre e rosa, ancora più su, fino a guardare in faccia il sole... E allora l'aquila, liberando l'uccellino, gli dice: — Forza, vola!
— Signore, che io mai più torni a volare rasoterra! Che sia sempre illuminato dai raggi del Sole Divino — Cristo — nell'Eucaristia!, Che il mio volo non si interrompa, fino a trovare il riposo del Tuo Cuore!
(Forgia, 39)

"TU...,SUPERBIA? - DI CHE?"

Quando l'orgoglio si impadronisce dell'anima, non è strano che, legati l'uno all'altro, gli vengano dietro tutti gli altri vizi: avarizia, intemperanza, invidia, ingiustizia... Il superbo tenta inutilmente di sbalzare dal Suo trono Dio, Misericordioso con tutti, e installarsi al Suo posto, portando con sè tutta la sua crudeltà.

Dobbiamo chiedere al Signore che non ci lasci cadere in questa tentazione. La superbia è il peggiore e il più ridicolo dei peccati. Se riesce a irretire qualcuno con le sue multiformi allucinazioni, la persona soggiogata si riveste di apparenze, si riempie di vuoto, si gonfia come la rana della favola, piena di presunzione, fino a scoppiare. Anche umanamente la superbia è sgradevole: chi si considera superiore a tutti e a tutto, non fa che contemplare sè stesso e disprezzare gli altri, che lo ricambiano burlandosi della sua vanità.
(Amici di Dio, 100)

29 aprile 2011

AVE MARIA...



Ave Maria, noi siamo Tuoi figli, illumina il nostro cammino con i Tuoi consigli e donaci tutte le grazie necessarie per seguire i Tuoi insegnamenti!

Insegnaci a pregare, insegnaci ad amare, converti i nostri cuori e donaci Gesú! Gesú è il Signore dell'universo e noi non Lo sappiamo ascoltare;

Gesú è un Amico e noi non Lo sappiamo amare;

Gesú ci vuole aiutare e noi non Gli diamo fiducia!

Ma Tu, Maria, che Lo hai visto soffrire ai piedi della Croce, sai a quale prezzo ha pagato la nostra salvezza! Non puoi permettere che ci perdiamo per le magre soddisfazioni che ci dà il mondo e ci danniamo per l'eternità!

PREGHIERA PER LIBERARE LE ANIME DEL PURGATORIO



Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del Suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in Croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen!

(Questa preghiera recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime dal Purgatorio. Recitata 50 volte,ogni Venerdì, ne libera 5. Essa venne confermata dai Papi, Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI.)

NOVENA ALLA MADONNA DI POMPEI DA RECITARE DAL 29 APRILE AL 7 MAGGIO



O Santa Caterina da Siena, mia protettrice e maestra, assistimi e degnati di unirti a me in questa novena alla Regina del Rosario, che ha posto il trono delle Sue grazie nella Valle di Pompei; per la tua intercessione fa' che io ottenga la desiderata grazia. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo...

1. O Vergine Immacolata, Regina del Rosario, in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il Tuo seggio di Regina e di Madre sull'antica terra di Pompei. Da quel luogo dov'erano adorati idoli e demoni, Tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi i tesori delle celesti misericordie. Da quel trono, o Vergine pietosa, rivolgi, o Madre, sopra di me gli occhi Tuoi ed abbi pietà: ho tanto bisogno del Tuo soccorso. Mostrati a me come a tanti altri vera Madre di misericordia: "Monstra te esse Matrem"; mentre con tutto il cuore Ti saluto e Ti invoco mia Sovrana e Regina.
Salve, o Regina...

2. Ai piedi del Tuo trono, gloriosa Signora, l'anima mia Ti venera tra gemiti ed affanni… In queste angustie ed agitazioni in cui mi trovo, alzo confidente gli occhi a Te, che Ti sei degnata di eleggere per dimora le campagne di poveri e abbandonati contadini. Là, Tu come Regina delle Vittorie, levasti la Tua voce potente per chiamare d'ogni parte d'Italia e del mondo i devoti Tuoi figli ad erigerti un tempio. Muoviti a pietà: Tu che sei l'aiuto dei cristiani, liberami da queste tribolazioni in cui verso, Tu che sei la vita nostra, trionfa della morte che minaccia l'anima mia in questi pericoli in cui si trova esposta; ridonami la pace, la tranquillità, l'amore, la salute.
Salve, o Regina...

3. Il sentire che tanti sono stati da Te beneficati perché ricorsi a Te con fede, m'infonde coraggio d'invocarTi a mio soccorso. Tu promettesti a San Domenico che chi vuole le grazie con il Tuo Rosario le ottiene; ed io con il Rosario in mano Ti chiamo, o Madre e oso ricordarTi le tue materne promesse. Tu stessa operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli ad onorarti nel tempio di Pompei. Tu vuoi tergere le nostre lacrime, vuoi lenire i nostri affanni! Con il cuore sulle labbra con viva fede Ti chiamo e T'invoco: Madre mia, Madre cara, Madre bella, Madre dolcissima, aiutami! Madre e Regina del Santo Rosario di Pompei, non tardare ancora a stendermi la mano tua potente per salvarmi: il ritardo, mi porterebbe alla rovina.
Salve, o Regina...

4. A chi dovrò ricorrere, se non a Te che sei sollievo dei miserabili, conforto degli abbandonati, consolazione degli afflitti? Lo confesso, sono indegno di ricevere grazie. Ma Tu sei Speranza di chi dispera, grande Mediatrice tra l'uomo e Dio, potente nostra Avvocata presso il trono dell'Altissimo, Rifugio dei peccatori! Di' una parola in mio favore al tuo Figliolo: egli ti esaudirà. Chiedigli, Madre, questa grazia di cui tanto ho bisogno... Tu puoi ottenermela: Tu, Speranza mia, mia Consolazione, mia Dolcezza, Vita mia. Così spero e così sia.
Salve, o Regina...

5. Vergine e Regina del Santo Rosario, Figlia del Padre Celeste, Madre dei Figlio divino, Sposa dello Spirito Santo, Tu che tutto puoi presso la Santissima Trinità, impetra questa grazia a me necessaria, purché non sia di ostacolo alla mia salvezza eterna…; Te la domando per la tua Immacolata Concezione, per la tua divina Maternità, per i tuoi gaudii, per i tuoi dolori, per i tuoi trionfi: Te la domando per il Cuore dei tuo Gesù, per quei nove mesi che lo portasti in seno, per la sua morte di croce, per il suo Nome santissimo, per il suo Preziosissimo Sangue. Te la domando per il Cuore tuo dolcissimo, nel Nome tuo glorioso, o Maria, Stella del mare, Signora potente, Madre di dolore, Porta del Paradiso, Madre di ogni grazia. In Te confido, da Te tutto spero. Tu mi hai da salvare. Amen.
Salve, o Regina....

28 aprile 2011

BUONA PASQUA!



O Gesù,

che con la Tua Risurrezione

hai trionfato sul peccato e sulla morte

e Ti sei rivestito di gloria e di luce immortale,

concedimi di risorgere con Te,

per poter incominciare insieme con Te

una vita nuova, luminosa e santa.
Opera in me, o Signore,

il divino cambiamento che Tu operi

nelle anime che Ti amano:

fa' che il mio spirito,

trasformato mirabilmente dall’unione con Te,

risplenda di luce e si slanci verso il bene.
Tu, che con la Tua vittoria,

hai dischiuso agli uomini

orizzonti infiniti di amore e di grazia,

suscita in me l’ansia di diffondere

con la parola e con l’esempio

il Tuo messaggio di salvezza;

donami lo zelo e l’ardore di lavorare

per l’avvento del Tuo Regno.
Fa’ che io sia illuminato

dalla Tua bellezza e dalla Tua luce

e desideri di unirmi a Te per sempre.
Amen. Alleluia!

CHIEDI VERA UMILTA'



L'umiltà nasce come frutto della conoscenza di Dio e della conoscenza di sé stesso. (Forgia, 184)
Queste depressioni, perché vedi o perché scoprono i tuoi difetti, non hanno fondamento...
Chiedi vera umiltà.
(Solco, 262)
Rifuggiamo da quella falsa umiltà che si chiama comodità. (Solco, 265)
Signore, ti chiedo un regalo: Amore..., un Amore che mi conservi puro. — E un altro regalo ancora: la conoscenza di me, per riempirmi di umiltà.
(Forgia, 185)
Sono santi coloro che lottano fino alla fine della loro vita: coloro che sanno sempre rialzarsi dopo ogni inciampo, dopo ogni caduta, per proseguire coraggiosamente il cammino con umiltà, con amore, con speranza. (Forgia, 186)
Se i tuoi errori ti rendono più umile, se ti portano a cercare con più forza l'appiglio della mano divina, allora sono cammino di santità: “Felix culpa!” — colpa benedetta!, canta la Chiesa. (Forgia, 187)
L'umiltà porta ogni anima a non scoraggiarsi davanti ai propri errori.
— L'umiltà vera porta... a chiedere perdono!
(Forgia, 189)

LA SCOPERTA DEL "TRATTATO DELLA VERA DEVOZIONE" DI KAROL WOJTILA



La lettura di questo libro ha significato, nella mia vita, una svolta decisiva. Ho detto una svolta in quanto si riferisce ad un lungo cammino interiore che ha coinciso con la mia preparazione clandestina al sacerdozio. Fu allora che capitò tra le mie mani questo singolare trattato, uno di quei libri che non è sufficiente « averlo letto ». Mi ricordo di averlo portato per molto tempo con me, anche nella fabbrica di soda, tanto che la sua bella copertina fu danneggiata dalla calce. Io ritornavo incessantemente e di volta in volta su certi passaggi. Mi sono accorto ben presto che, al di là della forma barocca del libro, si trattava di qualche cosa fondamentale.
Come conseguenza, la devozione della mia infanzia e anche della mia adolescenza nei riguardi della Madre di Cristo ha dato luogo ad un nuovo atteggiamento, una devozione proveniente dal più profondo della mia fede, come se provenisse dallo stesso cuore della realtà trinitaria e cristologica. Quando temevo che la mia devozione mariana potesse oscurare Cristo, tanto da cederle il passo, compresi, alla luce del trattato di Grignion de Monfort che realmente era tutt'altra cosa. La nostra relazione con la Madre di Dio deriva, organicamente, dal nostro legame con il Mistero del Cristo. Non è quindi questione che l'uno ci impedisca di vedere l'altro. (...) Si può proprio dire che a colui che si sforza di conoscerla e amarla, lo stesso Cristo indica Sua Madre come fece, sul Calvario, al Suo discepolo Giovanni.

(André Frossard, Dialogo con Giovanni Paolo II)

Ave Maria, Piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesú. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

LA SAGGEZZA E' PRESSO GLI UMILI



"Quia respexit humilitatem ancillae suae" perché vide la bassezza della sua schiava... Ogni giorno di più mi persuado che l'umiltà autentica è la base soprannaturale di tutte le virtù! Parla con la Madonna, perché ci addestri a camminare per questo sentiero. (Solco, 289)

Se meditiamo la Sacra Scrittura, vedremo come l'umiltà è il requisito indispensabile per disporsi ad ascoltare Dio. La saggezza è presso gli umili [Pro 11, 2], dice il libro deiProverbi. Umiltà significa vederci come siamo, senza palliativi, secondo verità. Costatando la nostra pochezza, ci apriremo alla grandezza di Dio: è questa la nostra grandezza.
Lo comprendeva bene la Madonna, la Santa Madre di Gesù, la Creatura più eccelsa tra quante sono esistite ed esisteranno sulla terra. Maria glorifica il potere di Dio che ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili
[Lc 1, 52]. E aggiunge che in Lei si è realizzata ancora una volta questa Divina Volontà: "Perché ha guardato l'umiltà della sua serva, d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" [Lc 1, 48].
Maria si mostra santamente trasformata, nel Suo Cuore Purissimo, di fronte all'umiltà di Dio: "lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio Di Dio" [Lc 1, 35].

L'umiltà della Vergine è conseguenza dell'insondabile abisso di grazia che si opera con l'Incarnazione della Seconda Persona della Trinità Beatissima nel seno di Sua Madre sempre Immacolata. (Amici di Dio, nn. 96)

AVE MARIA!



Maria,

aiutaci a mettere sempre Dio

al centro della nostra vita;

fa' che ogni giorno

rinnoviamo la nostra alleanza personale con Lui

mediante la quotidiana consacrazione

al Sacro Cuore di Gesù

e al tuo SS. Cuore Immacolato e dolorante.

Amen.

SAPERSI NULLA DAVANTI A DIO



È cosa molto grande sapersi nulla davanti a Dio, perché è proprio così. (Solco, 260)

Lascia che ti ricordi, tra gli altri, alcuni sintomi evidenti di mancanza di umiltà:
- pensare che ciò che fai o dici è fatto o detto meglio di quanto dicano o facciano gli altri;
- volerla avere sempre vinta;
- discutere senza ragione o, quando ce l'hai, insistere caparbiamente e in malo modo;
- dare il tuo parere senza esserne richiesto, e senza che la carità lo esiga;
- disprezzare il punto di vista degli altri;
- non ritenere tutti i tuoi doni e le tue qualità come ricevuti in prestito;
- non riconoscere di essere indegno di qualunque onore e stima, persino della terra che calpesti e delle cose che possiedi;
- citarti come esempio nelle conversazioni;
- parlare di te, perché si formino un buon giudizio su di te o ti contraddicano;
- scusarti quando ti si riprende;
- occultare al Direttore qualche mancanza umiliante, perché non perda il buon concetto che ha di te; ascoltare con compiacenza le lodi, o rallegrarti perché hanno parlato bene di te;
dolerti che altri siano più stimati di te;
rifiutarti di svolgere compiti inferiori;
cercare o desiderare di distinguerti;
insinuare nelle conversazioni parole di autoelogio o che lascino intendere la tua onestà, il tuo ingegno o la tua abilità, il tuo prestigio professionale...;
vergognarti perché manchi di certi beni...
(Solco, 263)

CRISTO VIVE



Cristo Risorto, glorioso, Si è spogliato di tutto ciò che è terreno, affinché noi uomini, Suoi fratelli, pensiamo di che cosa dobbiamo spogliarci. (Forgia, 526).

Cristo vive. Questa è la grande verità che riempie di contenuto la nostra fede. Gesù, che morì sulla Croce, è Risorto, ha trionfato sulla morte, sul potere delle tenebre, sul dolore, sull'angoscia. Non abbiate paura: con questa esortazione un angelo salutò le donne che andavano al sepolcro. Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso: è Risorto, non è qui. Haec est dies quam fecit Dominus, exultemus et laetemur in ea; questo è il giorno che fece il Signore, esultiamo.

Il Tempo Pasquale è tempo di gioia, di una gioia che non è limitata a quest'epoca dell'anno liturgico, ma è presente in ogni momento nell'animo del cristiano. Poiché Cristo vive: Cristo non è un Uomo del passato, che visse un tempo e poi se ne andò lasciandoci un ricordo e un esempio meravigliosi. No: Cristo vive.

Gesù è l'Emmanuele, Dio con noi. La Sua Risurrezione ci rivela che Dio non abbandona mai i Suoi. "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, Io invece non ti dimenticherò mai". Questa era la promessa e l'ha mantenuta. Dio si delizia ancora di stare tra degli uomini. (È Gesù che passa, 102)

QUESTO PICCOLO SCRITTO RIMARRA' AVVOLTO PER MOLTO TEMPO NEL SILENZIO DI UNA CASSA...


Circa 160 anni fa, fu resa pubblica una opera destinata a divenire un classico della spiritualità mariana. San Louis-Marie Grignion de Montfort scrisse il "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine" agli inizi del 1700, ma il manoscritto rimase pressocché sconosciuto per più di un secolo. Quando, finalmente, quasi per caso, fu scoperto nel 1843, ebbe un immediato successo e si rivelò come un'opera di straordinaria efficacia per diffondere la "vera devozione" alla Santissima Vergine Maria.
Nella mia gioventù, sono stato molto aiutato dalla lettura di questo libro, nel quale "ho trovato risposta alle mie perplessità" dovute alla paura che il culto a Maria, "sviluppato eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto a Cristo"
("La mia vocazione, dono e mistero", pag 42). Sotto la saggia condotta del santo Louis-Marie, compresi che, se si vede il Mistero di Maria nel Cristo, non sussiste più un tale rischio. Il pensiero mariologico del santo in effetti "si radica nel Mistero trinitario e nella verità dell'Incarnazione del Verbo di Dio" (ibid).

(Giovanni Paolo II, Lettera alla famiglia montfortiana, 2002)

Ave Maria, Piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesú. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

PER COLORO CHE MUOIONO OGNI GIORNO



(Si potrebbero salvare dall’inferno molte anime se mattino e sera si recitasse questa preghiera indulgenziale con 3 Ave Maria per coloro che muoiono il giorno stesso.)
.
“O Misericordiosissimo Gesù, che bruci di un così ardente amore per le anime, Ti scongiuro, per l’agonia del Tuo Santissimo Cuore e per i dolori della Tua Madre Immacolata, di purificare con il Tuo Sangue tutti i peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso; Cuore agonizzante di Cristo, abbi pietà dei morenti.”

21 aprile 2011

NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA



Carissimi, desidero ricordarvi che il Venerdì Santo inizia la Novena alla Divina Misericordia, richiesta da Gesù stesso come preparazione alla Festa della Divina Misericordia (II di Pasqua "della Divina Misericordia).

La Festa della Divina Misericordia, secondo l’intenzione di Gesù, deve essere il giorno di riparazione e di rifugio per tutte le anime e specialmente per quelle dei poveri peccatori. In quel giorno, infatti, l’immensa generosità di Gesù si spande completamente sulle anime infondendo grazie di ogni genere e grado, senza alcun limite. Ne è prova la grazia principale che Gesù ha legato alla festa della Misericordia per chi si confesserà e comunicherà in quel giorno, che consiste nella totale remissione dei peccati che non sono stati ancora rimessi e di tutte le pene derivanti da questi peccati .

"In quel giorno, chi si confesserà e comunicherà conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" (Q. I, p. 132).

"Questa grazia" - spiega don I. Rozycki, studioso del messaggio della Divina Misericordia - "è qualcosa di decisamente più grande che l' indulgenza plenaria. (...). Nelle promesse riportate, Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo".
In modo particolare la Festa sarà un'ottima occasione di riaccostarsi ai Sacramenti per tutti quei fratelli che per motivi personali non si confessano e comunicano da diversi mesi o anni. Non dubitiamo dell'immensa bontà del Signore che ci attende a braccia aperte e approfittiamo della Festa per lavare ogni nostra colpa nel Preziosissimo Sangue.

GESU' NON CI HA AMATI PER SCHERZO!



"Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati.

Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro...Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso" (Isaia 50,4-9)

IL TRIDUO PASQUALE



Il Triduo Pasquale, ricco di riti e celebrazioni, costituisce per i cristiani il cuore della liturgia in quanto memoriale dell'essenza della fede in Gesù Cristo, Morto e Risorto.
Con il termine “Triduo Pasquale” si fa riferimento "ai tre giorni precedenti la Domenica di Pasqua", nei quali si fa "memoria della Passione e Morte di Cristo", "prima della Risurrezione nel giorno di Pasqua".
Secondo il Rito Cattolico Romano il Triduo ha inizio con i Vespri del Giovedì Santo e la celebrazione della "Cena del Signore"; e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.

Le celebrazioni principali sono:
* La Messa vespertina (Cena del Signore) il Giovedì Santo;
* L’Azione liturgica il Venerdì Santo;
* La Veglia Pasquale nella notte del Sabato Santo;
* La Celebrazione della Pasqua nella giornata della Domenica.

Il Giovedì Santo inizia con la "Messa del Crisma, celebrazione che si svolge al mattino" e che, soprattutto per i sacerdoti, riveste una importanza notevole.
Infatti, durante questa celebrazione non vengono solo "benedetti gli olii santi", ma vengono anche rinnovate le promesse sacerdotali.
Ogni Vescovo presiede questa celebrazione nella propria cattedrale, cui sono invitati a partecipare tutti i presbiteri.
Nel pomeriggio del Giovedì Santo, con la Messa vespertina “nella Cena del Signore”, iniziano ufficialmente i " riti del Triduo Pasquale ".
Durante questa liturgia si compie il tradizionale rito della “lavanda dei piedi“, ricordando appunto l’ultima Cena di Gesù e, soprattutto, l’istutizione dell’Eucaristia.

Il Venerdì Santo, giorno in cui "si ricorda la Crocifissione, Morte e Deposizione di Gesù", si svolge un' “azione liturgica” e l’adorazione della Croce.
In questo giorno e nel giorno seguente (Sabato Santo), la Chiesa, per antichissima tradizione," non celebra l’Eucaristia ".
"Nelle ore pomeridiane ha luogo la celebrazione della Passione del Signore ".
Si commemorano insieme i due aspetti del Mistero della Croce: "la sofferenza" che prepara " la gioia di Pasqua"," l’umiliazione e la vergogna di Gesù " da cui " sorge la Sua glorificazione. Alla sera del Venerdì Santo si celebra tradizionalmente la Via Crucis ".

Il Sabato Santo è un giorno “a-liturgico“, cioè privo di liturgie.
Non si compie nessuna celebrazione," se non alla sera la grande veglia pasquale ", che S. Agostino definiva “la madre di tutte le Veglie“.
La Chiesa cattolica invita tutti i fedeli a partecipare, se possono, "alle celebrazioni principali del Triduo Pasquale", cioè "la Messa vespertina “in Cena Domini” il Giovedì Santo, l’Azione liturgica in chiesa il Venerdì Santo, la Veglia Pasquale il Sabato Santo, la Messa della Domenica di Risurrezione", poichè "queste celebrazioni sono il nucleo più profondo della liturgia della Chiesa", e perciò sono più importanti delle altre devozioni che pure si accompagnano alla liturgia in questi giorni, come le processioni e le Via Crucis.
E’ nelle celebrazioni di questi Misteri la radice della fede in "Gesù Cristo, che è Morto e Risorto per la salvezza dell’umanità".
Caratteristica delle celebrazioni del Triduo è che sono organizzate come un’unica liturgia; infatti la Messa in Coena Domini non termina con l’ite missa est (”la Messa è finita”), bensì in silenzio; l’azione liturgica del venerdì non comincia con l’usuale saluto e con il Segno della Croce e termina anch’essa senza saluto, in silenzio; infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina finalmente con il saluto finale.

Il Triduo Pasquale costituisce pertanto un’unica solennità, la più importante di tutto l’Anno liturgico cattolico; dal Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia le campane devono stare in liturgico silenzio; "anticamente anche gli strumenti musicali dovevano tacere il Venerdì e il Sabato Santo, fino alla Veglia Pasquale", per meglio esprimere il senso penitenziale proprio di questi giorni; per questo molte composizioni di autori antichi per il Venerdì Santo furono scritte per solo coro.

16 aprile 2011

IL DOLCE AROMA DEL CAFFE'



Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare. Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro.

Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l'acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò carote, in un'altra collocò uova e nell'ultima collocò grani di caffè. Lasciò bollire l'acqua senza dire parola.

La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre. Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in una scodella. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in un terzo recipiente. Guardando sua figlia le domandò:

"Cara figlia mia, carote, uova o caffè?".

La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote; ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo e mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo. Dopo le chiese che provasse il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò:

"Cosa significa questo, padre?"

Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente. La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo avere passato per l'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua.

"Quale sei tu figlia?" le disse. "Quando l'avversità suona alla tua porta; come rispondi? Sei una carota che sembra forte ma quando l'avversità ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza? Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che, dopo una qualsiasi difficoltà durante il tragitto, diventa duro e rigido? Esternamente ti vedi uguale, ma sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito? O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore. Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai sì che le cose che ti succedono ti migliorino, che esista sempre una luce che illumina la tua strada, davanti all'avversità, e quella della gente che ti circonda."

Sarebbe bello se anche noi riuscissimo a diffondere, con la nostra forza e positività, il "dolce aroma del caffè".

LA SEDIA VUOTA

Un uomo anziano si era ammalato gravemente. Il suo parroco andò a visitarlo a casa. Appena entrato nella stanza del malato, il parroco notò una sedia vuota, sistemata in una strana posizione accanto al letto su cui riposava l'anziano e gli domandò a cosa gli serviva.

L'uomo gli rispose, sorridendo debolmente:

"Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia, e prima che lei arrivasse gli stavo parlando... Per anni avevo trovato estremamente difficile la preghiera, finchè un amico mi spiegò che la preghiera consiste nel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù seduto su una sedia di fronte a me e gli parlo e ascolto cosa dice in risposta. Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare."

Qualche giorno dopo, la figlia dell'anziano signore si presentò in canonica per informare il parroco che suo padre era morto. Disse:

"L'ho lasciato solo per un paio d'ore. Quando sono tornata nella stanza l'ho trovato morto con la testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto."

11 aprile 2011

C'E' UN MODO PER ANDARE DIRETTAMENTE IN PARADISO?

Una volta fu chiesto a Padre Pio:

“Padre, come posso soffrire il Purgatorio qui sulla terra, in modo da poter poi andare direttamente in Paradiso?”

Il Padre rispose:

“Accettando tutto dalle mani di Dio, offrendoGli tutto con amore e ringraziamenti. Solo così possiamo passare dal letto di morte al Paradiso…”.

L'UMANITA' HA BISOGNO DI TE!

Se la nota dicesse: non è una nota che fa una musica, non ci sarebbero le sinfonie!

Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina, non ci sarebbero i libri!

Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro, non ci sarebbero le case!

Se la goccia d'acqua dicesse: "non è una goccia d'acqua che può fare il fiume non ci sarebbe l'oceano!

Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare il campo non ci sarebbe la messe!

Se l'uomo dicesse: non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità ... non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini.

Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, come il libro ha bisogno di ogni parola, come la casa ha bisogno di ogni pietra, come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua, come la messe ha bisogno di ogni chicco di grano, l'umanità intera ha bisogno di te, là, dove sei, unico, e dunque insostituibile!

10 aprile 2011

ACCOSTIAMOCI CON FEDE AL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE!



Cari amici, si avvicina la Pasqua. Risorgiamo a vita nuova con una bella confessione. Eccovi il rito del Sacramento della Penitenza:

1. Dopo esserti preparato con la preghiera e aver fatto l’esame di coscienza, ti presenti per fare la tua confessione. Il sacerdote ti accoglie invitandoti a fare il segno della croce:

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Rispondi: Amen.

2. Il sacerdote ti esorta ad esporre con retta coscienza i tuoi peccati confidando nell’infinita misericordia di Dio:

Il Signore che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia. Rispondi: Amen.

3. Incominci la tua confessione dicendo da quanto tempo non ti confessi e esponendo con semplicità, chiarezza, umiltà e brevità tutti i peccati mortali dall’ultima confessione e almeno alcuni peccati veniali.

4. Il sacerdote ti può rivolgere alcune domande e darti dei consigli adatti. Anche tu puoi chiedere dei suggerimenti per il tuo cammino spirituale o spiegazioni su alcune problematiche che non ti sono chiare.

5. Il Sacerdote ti esorta a recitare una preghiera che esprima il tuo pentimento. Potrai recitare una di queste preghiere:

Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i Tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col Tuo santo aiuto di non offenderTi mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.

6. Il Sacerdote, dopo averti proposto la penitenza, ti dà l’assoluzione con queste parole:

Dio, Padre di Misericordia, che ha riconciliato a Sé il mondo nella morte e risurrezione del Suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Rispondi. Amen.

9 aprile 2011

LA GRANDEZZA DELLA COMPASSIONE DI MARIA

Sant'Alfonso stima che «sarà poco affermare che i dolori di Maria superino i tormenti di tutti i martiri messi insieme».

Allo stesso modo, Sant'Anselmo afferma la medesima cosa: «tutto quello che i martiri soffrirono, rappresenta poco o persino nulla, dinanzi alle sofferenze della Santa Vergine».

E San Basilio aggiunge: « Così come il sole supera, in splendore, tutti gli astri, allo stesso modo il martirio di Maria supera tutti gli altri».


(Sant'Alfonso de Liguori, Le Glorie di Maria)


Ave Maria, Piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesú. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

2 aprile 2011

COME SE VOLESSE DEVOLVERE A SUA MADRE QUELLO CHE LE DOVEVA

Come se volesse devolvere a Sua Madre quello che Le doveva, Gesù La associa alla Sua propria gloria e Le concede l'onore singolare e costante di esaudire tutte le Sue suppliche. (San Gregorio di Nicomedia)


Ave Maria, Piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesú. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

NELL'ADORAZIONE EUCARISTICA GESU' E' PRESENTE E CI ASPETTA

Chi crede in Me, non crede in Me, ma in Colui che Mi ha mandato; chi vede Me, vede Colui che Mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in Me non rimanga nelle tenebre.” (Gv 12,44-46)


Signore Gesù, Tu sei qui adesso, per me. Se qui e mi aspetti. Mi aspetti perché mi vuoi bene. Ma devo percepire la Tua Presenza.

A che servirebbe essere qui, davanti a Te, Vivente nell’Eucarestia, se non Ti cercassi con speranza, se non Ti riconoscessi per fede, se non mi accorgessi che “Tu sei lì”?

Se non avverto questa Tua Presenza, come potrà sorgere in me la preghiera? Se non avverto questa Tua Presenza, come potrò incontrarmi con Te, faccia a faccia?

Signore Gesù, rendi certa e forte la mia fede; apri i miei occhi alla Tua Luce, apri le mie orecchie all’ascolto delle Tue Parole di Vita. Solo così sarò sicuro e convinto che Tu sei qui, che mi aspetti, che desideri vedermi e parlarmi.

Tu sei qui, e in questo momento mi guardi; io sono nella luce di questo Tuo sguardo, me ne sento avvolto. E’ meraviglioso essere circondato dal Tuo sguardo!

Tu sei qui e mi aspetti, con tanta pazienza e sempre con amore.

Quante lunghe attese….Signore, perdonami! Sarò più attento, più premuroso, più desideroso d’incontrarmi con Te, che sei qui e mi aspetti con immutato amore. Amen.

GOLGOTA...CROCIFISSIONE

La visita al Calvario, in Terra Santa, è suggestiva, ma è la più difficile.

Oggi si sale con una ripida scala al piano che chiude in forma di duplice cappella quello che è rimasto del "Golgota". E' poco, ma è commovente scoprirlo e.....toccarlo !

Paolo VI ebbe questi sentimenti:

"Siamo qui, Signore Gesù, siamo venuti come colpevoli che tornano sul luogo del loro delitto.....Siamo venuti per riconoscere il misterioso rapporto tra i nostri peccati e la Tua Passione....Siamo venuti per batterci il petto e domandarTi perdono, per implorare la Tua Misericordia. ".

Quella roccia, detta "cranio", era un promontorio non più alto di una decina di metri.....Su di esso erano stabilmente infissi dei pali verticali ai quali i condannati - che portavano il legno orizzontale sulle spalle - venivano appesi con funi o chiodi .

I primi cristiani - i Giudeo-cristiani - furono molto devoti a questo luogo . Nel 135 Adriano coprì questi luoghi venerati con un terrapieno per farne il foro di "Aelia Capitolina"; così il luogo non subì ulteriori devastazioni. Con Costantino si va a ripulire il tutto: la "roccia del Calvario" viene messa a nudo.

Oggi, a livello della cima vi sono tre altari : uno ortodosso - tradizionalmente il luogo della croce; - uno latino che vuol rievocare la crocifissione, e quello della Vergine Addolorata al centro.

Sotto l'Altare ortodosso è possibile allungare il braccio entro un apertura rotonda per giungere a toccare la roccia sicura del Calvario. Folle di pellegrini ( e turisti ) giungono continuamente a questo luogo Sacro, non sempre con la dovuta preparazione e raccoglimento.

Siamo vicini, se non col tempo, certo con lo spazio, al cuore della storia e della nostra Salvezza. Nella penombra e nel silenzio è luogo di profonda preghiera, riprendendo i testi evangelici della Passione e della Morte di Gesù.

La Croce è il segno privilegiato in cui l'Amore di Dio si è fatto manifesto: ( "Non c'è Amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici" - Gv. 15, 13 ). La prova dell'Amore è il sacrificio. Non c'è linguaggio più forte ed efficace quale quello del sangue. Cristo ci ha messo la pelle per noi: ( "Avendo amato i Suoi, li amò sino alla fine" - Gv. 13, 1 ).......

Sant'Agostino, meditando la Croce, ha una espressione sublime: " Potuit gutta , venit unda; Poteva salvarci con una goccia di Sangue, ne venne una valanga....!"

La Croce è lo spettacolo della " Eccedenza " di Dio, che vuol strafare........in Amore !!!!

La Croce non è un incidente di percorso, entra in un disegno preciso di Dio ( secondo le Scritture ) che - " per i nostri peccati " - offre il Suo Unico Figlio: "Non ha risparmiato il proprio Figlio ma Lo ha dato per tutti noi "- Rm. 8, 32 ).

E questo Figlio esprime come Uomo tutta l'obbedienza d'amore di un Figlio al Padre; fattoSi obbediente fino alla morte, Dio Lo ha esaltato ( cf. Fil. 2, 6-11 ).

La Morte di Cristo, infatti, ha senso in quanto sfocia nella Risurrezione che è al centro del messaggio cristiano.La Morte e la Pasqua del Cristo costituiscono appunto l'ossatura di uno dei più antichi Credo cristiani, quello citato da Paolo come " ricevuto " dalla comunità cristiana che l'aveva educato nella fede: "Gesù Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture e fu sepolto. E' risorto il terzo giorno secondo le Scritture..."- 1 Cor. 15, 3-5 ).

Ed è questa professione di fede che il cristiano deve ripetere quando, passando attraverso un minuscolo ingresso, entra nel tempietto che ora raccoglie la camera mortuaria in cui fu deposto il Corpo del Cristo.

Come già detto: il banco di pietra su cui fu deposto il cadavere è ora ricoperto da una lastra di marmo, baciata dai fedeli di tutte le Nazioni. Ma a tutti l'Angelo sembra ripetere le parole indirizzate quel mattino alle donne: "Perchè cercate tra i morti Colui che è Vivo? Non è qui , è Risorto !!! - Luca 24, 5-6 ).

1 aprile 2011

MARIA ED ABRAMO (III)

Per penetrare ancora più profondamente questo mistero, ritorniamo al momento del viaggio di Abramo quando ricevette la promessa.

Fu quando accolse nella propria casa tre ospiti misteriosi (cfr Gn 18, 1-15) offrendo loro l'adorazione dovuta a Dio: tres vidit et unum adoravit.

Quell'incontro misterioso prefigura l'Annunciazione, quando Maria viene potentemente trascinata nella comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Attraverso il fiat pronunciato da Maria a Nazareth, l'Incarnazione è diventata il meraviglioso compimento dell'incontro di Abramo con Dio. Seguendo le orme di Abramo, quindi, siamo giunti a Nazareth per cantare le lodi della donna «che reca nel mondo la luce» (inno Ave Regina Caelorum).


(Papa Giovanni Paolo II, Omelia del 25 marzo 2000 (3), durante la Santa Messa nella Basilica della Annunciazione)


Ave Maria, Piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesú. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

MARIA ED ABRAMO (II)

Come ad Abramo, anche a Maria viene chiesto di rispondere «sì» a qualcosa che non è mai accaduto prima.

Sara è la prima delle donne sterili della Bibbia a concepire per potenza di Dio, proprio come Elisabetta, che sarà l'ultima.

Gabriele parla di Elisabetta per rassicurare Maria: «Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio» (Lc 1, 36).

Come Abramo, anche Maria deve camminare al buio, affidandosi a Colui che L'ha chiamata. Tuttavia, anche la sua domanda «come è possibile?» suggerisce che Maria è pronta a rispondere «sì», nonostante le paure e le incertezze.

Maria non chiede se la promessa sia realizzabile, ma solo come si realizzerà. Non sorprende, pertanto, che infine pronunci il Suo fiat: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). Con queste parole Maria si dimostra vera figlia di Abramo e diviene la Madre di Cristo e Madre di tutti i credenti.

(Papa Giovanni Paolo II, Omelia del 25 marzo 2000 (3), durante la Santa Messa nella Basilica della Annunciazione)


Ave Maria, Piena di grazia, il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il Frutto del Tuo seno, Gesú. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.